Il temine vertigine deriva dal latino “vertere” (ruotare) ed indica soprattutto una illusoria sensazione di rotazione dell’ambiente esterno (vertigine oggettiva) o della propria testa (vertigine soggettiva).
La vertigine è un sintomo che deriva dalla distorsione dei rapporti normalmente esistenti tra il nostro schema corporeo e l’ambiente che lo circonda. La percezione dei suddetti rapporti deriva dalla integrazione (interpretazione) a livello centrale (cervello) da informazioni sensoriali provenienti da diversi recettori (organi di senso):
-occhio
-orecchio interno (organo dell’equilibrio – labirinto vestibolare)
-propriocettori – recettori di posizione e movimento del corpo situati nei muscoli, nelle articolazioni e nei tendini
Quando ai centri nervosi dell’equilibrio giungono, per qualsiasi motivo, informazioni dai recettori periferici, che sono contrastanti tra di loro, si genera una sorta di “disinformazione” sensoriale che il nostro cervello percepisce come una anomala sensazione di “movimento”: la “vertigine” appunto.
In realtà tale fastidioso sintomo, ha il significato di “segnale di allarme” , pertanto il sistema avverte il soggetto che può trovarsi in una situazione sfavorevole per quanto riguarda il suo EQUILIBRIO e che pertanto deve porre particolare attenzione in condizioni .
Come in precedenza segnalato :
Le vertigini, in base alle caratteristiche, possono essere:
Oggettive – il paziente vede ruotare l’ambiente intorno a sè
Soggettive – il paziente si sente ruotare ma l’ambiente è fermo
Le vertigini oggettive sono più frequentemente causate da malattie del labirinto (vertigini periferiche).
Le vertigini soggettive sono più frequentemente causate da disturbi di vari distretti: problemi vascolari, problemi posturali, processi di invecchiamento e talora da patologia del sistema nervoso centrale.
A questo punto è intuitivo che lo studio e la valutazione del paziente con il sintomo vertigine o più in generale con disturbi dell’ equilibrio sia di non facile soluzione, poiché dietro a questo sintomo si possono celare problemi molteplici e come già accennato non solo legati all’organo dell’equilibrio;
L’inquadramento diagnostico prevede :
il momento anamnestico (si tratta di comprendere le caratteristiche della vertigine, la modalità di insorgenza, la durata delle crisi, cosa fa scatenare il sintomo e le patologie altre di cui il paziente può soffrire)
il momento della visita del paziente (studiare i segni che possono accompagnarsi alla vertigine come abnormi movimenti dell’occhio il nistagmo o anomali atteggiamenti della postura)
il momento degli esami (la valutazione della funzione uditiva che sempre deve essere studiata in chi ha problemi di equilibrio, lo studio dei movimenti oculari e un attento inquadramento della postura che sempre o risente o è artefice del sintomo instabilità/disequilibrio/vertigine).
Alla vertigine possono associarsi sintomi di tipo:
-Neurovegetativo: nausea, vomito, tachicardia.
-Otologico: ipoacusia (diminuzione dell’udito), acufeni (percezione di ronzii o sibili che non esistono nell’ambiente).
-Neurologico: tremori, ipostenia (diminuzione della forza), dismetria (alterazione nella esecuzione di movimenti fini), adiadococinesia (perdita della coordinazione in alcuni movimenti), cefalea.
La terapia del paziente con problemi di equilibrio è di non sempre facile identificazione. Tale affermazione dal fatto che se si identifica la patologia come:
– malattia di Meniere
– nevrite vestibolare
– Vertigine Parossistica Posizionale
– Neurinoma dell’acustico
il medico specialista è in grado di proporre un trattamento.
Nella maggior parte dei casi risulta indispensabile una valutazione collegiale del paziente con altri specialisti (neurologo, cardiologo, odontoiatra, osteopata) al fine di ottenere un corretto inquadramento del disturbo e così proporre una terapia adeguata. Terapia che non sarà solo farmacologica, ma che speso richiede l’intervento di altri specialisti che rivedano talora l’occlusione o talaltra l’assetto posturale del paziente. Infine per mantenere il risultato raggiunto il paziente può essere seguito nel percorso riabilitativo con esercizi da eseguire anche al domicilio per migliorare l’assetto posturale. Inoltre particolare attenzione al percorso riabilitativo deve essere volta al paziente anziano fornendo semplici consigli sui movimenti da condurre nelle normali attività al proprio domicilio .